Una vita da alberi non deve essere male, certo che nascere in un bel posto aiuta.
Essere un albero nato in Dolomiti poi comporta una certa dose di responsabilità (basti pensare alle aspettative di bellezza dei frequentatori di questi luoghi), ma allo stesso tempo è sinonimo di fierezza, armonia, longevità, indispensabilità e creatività.
Creatività, certo, perché il fatto di dover stare tutta la vita fermi nello stesso punto non implica necessariamente mancanza di fantasia ed improvvisazione, né da parte dell’albero, né da parte di chi lo avvicina.
Cirmoli
Si può essere un maestoso cirmolo, o come dicono gli anglofoni “pine stone” e crescere appunto su una roccia grazie alla sbadataggine di qualche scoiattolo o all’ingordigia di una nocciolaia. Che vista però da lassù!
Si può essere un cirmolo così possente da diventare un fresco rifugio per un’intera famiglia di umanoidi
Vita da alberi e vita sull’albero Postazione della Grande Guerra scavata all’interno di un cirmolo, tutt’ora vivente.
oppure, sebbene morente, avere una forma così affascinante da suscitare l’irrefrenabile desiderio di arrampicarvici sopra.
Larici
Tanto snobbato in inverno perchè senza aghi e senza colore, quanto magnificato ed ammirato durante la primavera e l’autunno, quando i fiori ne ornano i delicati rami e gli aghi si colorano delle mille sfumature dell’oro.
Essere un larice alla fine non è poi niente male.
Un ramo di larice con gli aghi dorati si staglia davanti alla piramide dell’Antelao. Larice in fiore. Un vecchio larice in estate Larice in autunno.
Abeti
Essere un abete rosso in un bosco delle Dolomiti non parrebbe essere una cosa tanto straordinaria, ma in realtà essere indispensabili per il buon funzionamento del “sistema bosco” non è affatto cosa da poco!
Abete rosso sforacchiato. Abete rosso scavato dal picchio nero Dettaglio di un foro di picchio nero Cercinatiura realizzata dai picchi alla ricerca di cibo Abete mangiato dai cervi
Ma vi siete mai fermati ad osservare l’eleganza e l’aspetto misterioso che hanno gli abeti “colonnari”? Specialmente in inverno, quando i loro rami geneticamente funzionali a far scivolare la troppa neve sono inclinati a 45° in modo ancora più evidente, il fascino di questi alberi è ancora più potente. Alcuni di questi alberi sono inoltre abeti di risonanza, i liutai li trasformano in violini, violoncelli ed altri strumenti musicali, l’albero diventa quindi un pezzo d’arte che produce arte.
A volte poi…..un abete rosso può diventare la sosta per una calata….creatività o necessità, che possono andare di pari passo!
Faggi
Ultimo, solo perchè siamo partiti dalle quote più elevate, è il faggio: fiero, longevo, rassicurante. Non gode della vista di cui gode il cirmolo, che domina solitario i pascoli di alta montagna, ma di certo un bosco di faggi è un luogo speciale. In autunno potrebbe rendere felici intere generazioni di bambini!
I pilastri del cielo: faggi in inverno Faggio “patriarca” dell’Alpago durante una bufera di neve. Giocando con le foglie dei faggi. Faggio autunnale a San Vito di Cadore.
Alberi di queste ed altre specie, alberi antichi o prime leve, dal portamento importante o indistinto nella vastità di un bosco….esseri viventi insomma, che con la loro vita da alberi arricchiscono la nostra stessa vita.